14 aprile 2008

50 in apnea

Questa sera in piscina avevo sbagliato un pò tutto e, a dar manforte alla brutta prestazione, pure il fastidio all'orecchio che non mi lasciava compensare bene.
Mancavano pochi minuti all'accappatoio, pochi metri da fare in apnea, poche energie, pochi stimoli. Mi raccolgo a bordo vasca, guardo le piastrelle, sento il respiro appannarsi, mentre il diaframma va su e giù come so fare io. La mano della mia istruttirce mi richiama l'attenzione all sua bocca, la ascolto e la tranquillizzo....sto bene. Mi giro, davanti a me la vasca finalmente tutta d'acqua, tutta per me. Chiedo a Marta e lei mi riponde. Va bene, per una volta non ascolterò tutti quei campanellini che si mettono a suonare quando da un minuto nuoti sott'acqua senza fiato. Tirerò.
E' ora. Mi posiziono in orizzontale, prendo fiato una due tre volte. E poi...capovolta. Sono sotto. Nuoto lentamente, le mani distese lungo il corpo. La pinneggiata ampia. Sento le ginocchia flettersi. Faccio uno sforzo e le irrigidisco, come pure le mani anche se involontariamente. Arrivo a fine vasca, sento il primo campanello d'allarme, non una buona musica ho pensato. Faccio la virata e parto per l'ultima vasca. La pinneggiata è fluida ma a metà percorso la musica si fa assordante. Qualcuno prima dell'immersione mi ha confortato dicendomi che la musica, ovvero la fame d'aria, inizialmente è solo nella testa. Metto da parte ogni feedback, proseguo verso il punto di partenza che per me sarà anche il punto d'arrivo. Tocco le piastrelle, esco. Subito il bisogno d'aria, il bisogno di abbracciare qualcuno, il bisogno di sorridere, il bisogno di sentirsi bravo, dopo mesi di allenamento in cui sono sempre stato l'ultimo del gruppo. Per una volta no. Sono in testa, sto sorridendo e, alla faccia del distacco tra insegnante e allievo, sto pure incollato al petto di Marta, il mio respiro per un attimo è il suo e il suo per un altro attimo è diventato il mio.

Nessun commento: