27 novembre 2006

Omaggio a Rita

20 anni

Ho avuto 20 anni ieri,
domani ne avrò venti di più,
per me che la vita scorre così in fretta
tutto si riduce ad un attimo.
Le cose che si riescono a fare in un attimo
Non sembra vengono bene
Ti tocco le labbra
ma già altre mi aspettano
Ti stringo forte la mano e
Un istante dopo è la tua bara che si stringe a me
Ti guardo con gli occhi di uno sconosciuto
E poi diventi l’amico di sempre.
La vita scorre con il silenzio della sabbia nella clessidra.
Da vent’anni gioco allo stesso gioco
Leggo e rileggo le regole
Ma la vita di regole non ne ha
Perché a 20 anni non c’è nessuna regola
A quest’età tutto è possibile.


Non vale la pena

Io la pena non la voglio vivere
Per quel mondo che di me non si da pena
Che di me si serve come di un numero
Per fare tornare i propri conti.

Io la pena la voglio dare agli altri
A chi ruba, ammazza, stupra
A chi non crede che in ognuno degli altri
Ci sia un pezzo di noi stessi.

Io la pena la sento ogni volta che viene la sera
Quando il peso del giorno di fa sentire
Quando arriva la notte dove il buio toglie i confini
Anche alle più marcate certezze.

Io la pena te la sento addosso
Quando ti vedo che te ne vai monco
Senza quella dignità che mi parrebbe d’ogni animale
Ma che spesso rifugge dal suo animale principe.

Io la pena te la ritorno o morte
Perché non vale la pena di morire
Per tutto quel poco che mi togli
Di fronte a quel tanto che la vita mi da.


Notte di Natale

Le parole non nascono
Ma da generazione a generazione
Vengono tramandate
Se ne distorce il senso
Quel tanto che basta per dire
Sono mie e di nessun altro.

Le parole non muoiono
Perché la morte è amata dalle parole
La cantano come la madre
Di tutte le paure
E la sorreggono su un trono altissimo
Su cui nessuno può salire.

Le parole non si sa dove vanno
Come una manciata di grani
Gettati al vento
Prendono ogni direzione possibile
Spesso invisibili
Come il vento che le trasporta.

Ma la Parola, quella Parola
È nata da Cristo
È risorta con Cristo
È stata data a noi per i nostri discorsi da adulti
affinché imparassimo di nuovo a parlare
come alla notte di Natale.


Perché non subito

Sorridere non si può
In questa società che sorrisi
Li fabbrica, tu non puoi sorridere
Di tuo.
Devi sorridere secondo le convenzioni
Direi che c’è un sorriso
Per ogni circostanza
Amaro quando le cose vanno bene per gli altri
Di speranza quando le cose vanno male per gli altri
Di gioia quando vorresti dire quello che pensi
Ma non puoi.
Da chi imparare a sorridere?
I migliori sorrisi li ho visti sulle bocche
Di chi non vede i sorrisi degli altri
E nemmeno i propri allo specchio
Dei non vedenti ho imparato che a sorridere
Non si impara, non è un pensiero
A cui trovare la forma più adatta alla circostanza
Non è un attesa di eventi propizi
Sorridere non ha perché ad eccezione di uno:
Perché aspettare
Quando si può
Sorridere subito?


Pioggia di primavera

Non sento che la pioggia interminabile
Delle mie lacrime
Scendere dentro la mia anima
Perché tu non sei più qui
Eppure…
Eppure la mia vita sembra non essere diversa da ieri
Gli stessi sorrisi, le stesse battute
Gli stessi pensieri che mi rivestono
Come una colata di cemento armato.
Gli eventi atmosferici sono tutti
Racchiusi dentro di me
Completamente sigillato
Vivo con la certezza che apparentemente
nulla è cambiato.
Ma quando mi guardo intorno
E vedo il verde in fiore della primavera
Allora tutto dimentico
E mi lascio bagnare dolcemente.


Stanchezza

Stanco mi sorreggo con una mano
Appoggiata al tavolino del treno
Tutto mi trema
Al pensiero che guardo il passato
Andare sempre più lontano.
Un’improvvisa curva
Mi priva di ogni ricordo
E stanco chiudo gli occhi.
Si ferma il treno e la gente
Sale e scende,
Come nella vita che non ho più
Qualcuno si ferma più a lungo degli altri
Perché nei pensieri c’è uno spazio limitato.
Mi alzo un poco
E al mio ritorno qualcuno s’è fermato
Al posto mio.
Mi siedo di fronte e con la stanchezza alle spalle
corro incontro alla vita.


[liberamente tratto dall'ultimo libro di poesie di Rita...]

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