22 novembre 2006

[Racconti di mare] Perdere le parole

Non bastano le parole per scrivere l’amarezza con cui si perdono le parole. E io le parole, io che le parole le trovo sempre, oggi le ho perse, finite in qualche settore di memoria criptato del mio portatile, ormai muto per sempre. Lì avevo inanellato le mie sensazioni come si fanno con le parole quando ci si appresta a scrivere qualche cosa di importante e ogni ricordo, specialmente il primo, è per sua natura qualche cosa di importante. Ora, per un prevedibile errore umano unito ad un imprevedibile errore informatico, non ho più le mie parole e quel viaggio che tanto avevo voluto e che poi si era realizzato, cioè immergermi di nuovo con Elisa, rimane impresso come brutta copia in quella parte del mio cervello in cui tutto il bello ha avuto una forma, una poesia, un disegno, una canzone…

“Ho galleggiato nell’aria dei miei pensieri per due settimane, poi sono venuto da te e ti ho trovata con le pinne in mano e neanche il tempo di prendere le mie che già eravamo dieci metri sotto a guardare le piante come api d’acqua…a rincorrerci come pesci controvento…”.

Buone parole posso accompagnare i ricordi da qualunque parte, li possono portare lontano, farli vivere per sempre, rendere solari anche quelli sull’orlo dell’oblio. Io non ho più le mie parole, cancellate in modo non recuperabile da alcun hacker della terra, eppure da qualche parte si sono copiate nella mia memoria e stanno lì ora, anche se non so dire precisamente dove. Ne sento il profumo, il colore, la sensazione tattile. Ho perso quella che ritenevo la parte migliore del ricordo, quel segno nero su sfondo bianco che tanto mi contrasta, eppure quel bianco che ne è rimasto è come faro che illumina con più chiarezza la strada che ho ancora da fare.

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