12 febbraio 2009

Ricordi

Mi piacciono le iniziative che fanno dei ricordi di guerra, un punto da cui ricominciare a vivere. Ma per me la parola "ricordare" non assume sempre quel ruolo liberatorio e catartico che spesso gli si appioppa come virtù. Perché ricordare quando basta assimilare ed infine dimenticare? Una cosa assimilata la si può senz'altro dimenticare.

11 febbraio 2009

Il limite e la libertà

Il limite

Se mi chiedessero di definire cos'è il limite, senz'altro porterei uno specchio.
E prima di rispondere mi ci guarderei dentro.
Ci vedrei un contorno, un limite appunto. Una zona dello spazio nettamente separata dal resto, un luogo dove si concentrano proprietà straordinarie in uno spazio relativamente ristretto. Questo limite assomiglierebbe ad un confine, tra un'entropia che aumenta sempre più, quell'universo che ci sfugge, e un ordine che si fa sempre nuovo, quello che sottende ai tanti nostri pensieri. Questa dicotomia, mi rimanderebbe al limite come possibilità, come divenire non ancora divenuto, ma anche al limite come promessa di perfezione pienamente realizzata. I pensieri, la speranza, i desideri, le intuizioni racchiusi in questo contorno che da solo non definisce il mio corpo, si protendono verso ciò che mi circonda, verso ciò che non si conosce, verso ciò che non appare come era stato immaginato, verso ciò che immagino sia apparso prima di ogni cosa, verso ciò che non riconosco uguale a me o verso ciò che riconosco essere Altro.

La libertà.

Se mi chiedessero di definire cos'è la libertà, senz'altro porterei un letto.
E prima di rispondere proverei a ricordarmi malato.
Stavo così bene al punto da non aver bisogno che di una cosa sola: dare. Davo il mio tempo ai senza tempo, i miei consigli agli insaziabili, la mia allegria ai preoccupati. Poi sono stato male e questa libertà ha preso il volo. Non sono riuscito più a dare, i gesti continuavano sì a danzare liberi nella mia mente, ma senza avere la possibilità di uscirne fuori. Ora da me non usciva più nulla. L'energia dei sorrisi, le parola di speranza, le promesse future stavano tornando a me piano piano, una lenta processione al capezzale di un malato, come se un immaginario egoismo si fosse impadronito di me. Tutto tornava ad essere mio. E mi sono chiesto:
la mia cultura era così libera che mi avrebbe fatto vivere o morire?
Dare e ricevere, come uno scambio biologico attraverso la pelle, una barriera naturale di cui non controlliamo la porosità, così cangevole nel tempo da lasciare questo nostro corpo come un limite non sempre regolato da immutevoli leggi, perché regolato da una Legge che spesso ci sfugge.

02 febbraio 2009

+ & -

L'uomo vive sempre più a lungo
eppure ha sempre meno tempo.

[Fabio]