11 dicembre 2010

Il palmo della mano

Non è scontato si possa afferrare
ciò che si ha sul palmo della mano.

08 dicembre 2010

Il leone

Mi sono preparato
Per ammazzare il leone
Pistola e coltello
Ho pure fatto venire l'agnello
E qualche animale domestico
Ma niente è successo
Poi la notte improvvisa
Rapida
Ed io accucciato tra l'erba
In attesa

07 dicembre 2010

Luoghi

Parlare è confermare i propri luoghi comuni, mentre ascoltare è cercare quelli degli altri.

01 dicembre 2010

My drug is not on sale

I look for an hidden place
Where strip myself
Not seated or standing
Stretched for dreaming

My drug is not on sale
Cause it looks like a female

I need no syringe
Because my drug gets into
Without making an hole
Without harming to whole

My drug is not on sale
Cause it looks like a female

As you fill me
You appear naked too
Your soul more white than cocaine
You are both drug and medicine

My drug is not on sale
Cause it looks like a female

30 novembre 2010

Distanti e vicini allo stesso tempo

Abitiamo lontani per sentirci tutti i giorni
Parliamo d'ogni cosa a conferma che non siamo d'accordo su niente
Veniamo da due generazioni diverse e ci assomigliamo come fossimo nati insieme
Condividiamo il superfluo senza accennare per nulla all'essenziale
Tu che ti comporti come un maschiaccio per il mio bisogno di comprensione
Mentre aspettiamo la notte fonda a contare soldi e a collezionare monete
Siamo fatti l'uno per l'altro senza darci troppa importanza

Notte

La notte é un'incognita tra due costanti.

25 novembre 2010

Puzzle

We are like a puzzle.
Lots of pieces scattered on the table.
Without a solution on the cover.
Someone sometimes moves the table
and our puzzle breaks up.
It is necessary to start again,
fortunately with a partial idea about the solution.

21 novembre 2010

Il tempo e le sue ferite


Il tempo guarisce così bene che ci cancella; siamo noi le sue ferite.
[Don Paterson]

20 novembre 2010

Per un po'

L'amarezza che stai provando passerà per darci una mano nelle organizzazioni, anche senza cartilagine, ci vai bene lo stesso...
[PG]

Ti faremo diventare un campione di tiro con l'arco!
[SM]

Benvenuto nel club degli ex sportivi!
[DP]

Per l'ippica io ci farei un pensiero.
[AB]

Riposati anche per noi!
[LC]

Anzi, come direbbe il mio vecchio capo e mentore (sempre sia lodato), vivi quest'esperienza come un'occasione... l'occasione di scoprire qualche nuova passione... l'occasione di conoscere persone e ambienti nuovi... l'occasione per fare pulizia nel cassetto in cui ciascuno di noi tiene nascosti (consciamente o inconsciamente) curiosità e desideri che per un motivo o per un altro non ha ancora voluto/potuto coltivare.....insomma, vedrai che l'amaro in bocca passerà presto, e lascerà il posto ad un rinnovato appetito per altre millemila nuove avventure!! :o)
[RE]

Devo dire che dimostri un buon carattere e sei ammirevole per questo, davanti ad una difficoltà posta dal tuo ginocchio hai reagito nel miglior modo, cercando nuove esperienze.
[GF]

Riguardati e recupera lo smalto, che poi secondo me ricomincerai a corre come prima
[GG]

In bocca al lupo per la tua riabilitazione, e non ascoltare i dottori che di sport e volontà non ne capiscono niente anche a Zanardi avevano detto che non avrebbe piu’ corso in macchina e invece…
[AT]

Da adesso dovremo parlare solo di calcio, niente triathlon o biathlon fino al tuo ritorno.
[AG]

La fine di qualcosa è sempre l'inizio di un'altra cosa...una frase fatta, lo sò, che però ha più verità che ovvietà... secondo me il tuo corpo ha voluto mandarti un messaggio chiaro : fermati e pensa al cuore che quello non si logorerà mai....mai
[GM]

Sulle ragazze non si sono dubbi che puoi corrergli dietro
[SB]

Mettendola in termini di triathlon, diciamo che hai concluso la frazione di corsa e ti stai scaldando per iniziare la prossima frazione di ...
[SB]

L'importante è non abbandonarsi alla diagnosi di un medico: una diagnosi non è mai una sentenza; il corpo umano ha capacità di recupero insospettabili! Vedrai che con un po' di adattamento e stringendo i denti riuscirai a fare molte più cose di quanto ti abbiano prospettato!
[GDB]

I miracoli sono sempre possibili! Almeno io ci credo. Ad ogni modo non è certo un ginocchio che può ferma gli interessi di una persona.
[CM]

Ti abbraccio forte forte e ti faccio gli auguri più affettuosi e di simpatia che il tuo ginocchio si rimetta al più presto! Almeno i tuoi genitori possono godersi il figlio per un po'.
[MP]

Mi dispiace molto per le complicanze. ma non preoccuparti, ti tengo in caldo il posto per il prossimo anno.
[RC]

19 novembre 2010

At parent's home

I'm like a lion in a house.


I walk on the floor, I don't leave tracks.
I live in tranquility, I miss unexpected.
I have ready food, I prefer stay on a fast.

[Fabio]

16 novembre 2010

Contrariamente

Non è detto che il contrario di una cosa giusta
abbia per forza un ché di sbagliato.

[Radio 102.5]

10 novembre 2010

The window and the door

F
I'm looking throw the window now, and I see an old woman that watches outside from the 1st floor, in front of me. I think she puts her body over the things: now she is the rain, now she is the car, now she is the tree. But she doesn't watch me, because she doesn't want to be me; the reason is that I'm in a similar situation, like her I'm inside a building, prisoner.

T
I just want to tell you… You are not a prisoner… you are free,… much more than others, I really know that,… you maybe just don’t see that the door is open wide because you just look outside the window and you ignore the door…

08 novembre 2010

Come il vento


Se incontro un ostacolo, ci giro attorno e proseguo. Niente è senza conseguenze, così il vento al suo passaggio:
la velocità diminuisce
la direzione cambia
gli oggetti s'arrotondano
[Fabio]

07 novembre 2010

Ad ogni no


Dietro ad ogni no
c'è sempre un sì
[Fabio]

06 novembre 2010

Lentamente

Lentamente muoio nel vederti
ogni volta una volta di più...
lentamente muoio mentre ti guardo
lentamente muoio mentre tu mi guardi
ma non muoio di vergogna...ma
solo di passione.


[Fsky]

05 novembre 2010

Il destino dei soli

E tengono caldo
E nessuno li guarda mai
E così si spengono


[Fabio]

30 ottobre 2010

Libreria antiquaria Umberto Saba


In un'atmosfera color seppia
Mi fermo al primo libro
In una zona di tempo compresa l'appena entrata
E la prossima uscita
Incastro lo sguardo tra pagine mai aperte
Fino all'angolo dove i fogli si toccano
E un vecchio che sa sorridere
Esce da un angolo buio
Mi guarda immobile
E mi lascia solo
Con il mio lento scricchiolare tra una trave e l'altra
Ed io appoggio lo sguardo sugli scaffali
Non cerco e mi lascio trovare.
I ripiani curvi, il soffitto irraggiungibile
Gli spazi tanto stretti da dover per forza sentire
I libri sulla pelle
Di quest’immensa caverna
Poi la porta che si riapre alla luce,
Alle cose che si muovono
Agli sguardi che si incrociano
Alle risate.
Tutto m’appare vecchio, un carosello che più non stupisce
Fermo un passante,
Mi riapproprio di quell'oscura intimità
Che tanto cerco, che tanto mi manca,
Che qualcuno ha chiuso tra pagine di libri
Comprati, venduti e ancora mai aperti.
[Fabio]

18 ottobre 2010

L'amore non può rimanere nel cuore

Se il cuore è pieno d'amore
l'amore non può rimanere nel cuore.
[don Giuseppe]

14 ottobre 2010

Libero

Sono così schiavo
delle mie passioni
da sentirmi profondamente libero.

[Fabio]

23 settembre 2010

Cindyuen_827

Non conosco il tuo nome, sei apparentemente come appari su Flickr in alto a destra, quell’etichetta che dice: "cindyuen_827 nessun nome reale", un viso ristretto da un’icona troppo piccola che lascia immaginare quanto più bella potresti essere. Ti ho vista, tra i milioni di album presenti su questo portale, mentre giravi sulla giostra, un piccolo carosello sull’homepage; sei salita un attimo prima che passassi io, poi la tua carrozza ha toccato terra, la porta si è aperta, mi hai fatto cenno di salire o di non entrare, non ricordo più. Ma non è importante ormai.

水陸兩棲巴士

Chi sei? Da dove vieni? Quanti anni hai? E’ un viaggio a ritroso nel tempo, l’ultima tua foto ti vede dentro un mezzo che identifico essere un autobus, con il soffitto concavo, di lamiera lucida, le pareti di vetro ed i posti a sedere; hai un cazzo di salvagente addosso. In un autobus? E la borsa della macchina fotografica aperta che mi fa pensare quanto anche tu sia sorpresa. Quando le foto sono una condivisione di cose inusuali si bada poco alla regola del 2 terzi o di una giusta illuminazione. Si fotografa e basta. Parla l’immagine, così tanto da zittire tutto il resto. Prendo il titolo della foto e lo caccio nel traduttore di google. Ne esce, con un certo pensiero che mi fa rabbrividire, la frase: autobus anfibio. Cose inusuali. Approfondisco. Google sputa parole, cool, splash, became a submarine, tourist attraction, runs into water, trouble. A questa parola mi fermo, ho afferrato la provocazione.

不到黃河心不死的黃河

Sullo sfondo di un bellissimo paesaggio completamente avvolto dalla grigia foschia di una citta che vomita industrializzazione, t’appoggi sul corrimano di una passerella parallela alle sponde di un fiume, in cui sono andati a picco tutti i colori. Se vedo la borsa della macchina fotografica che ti porti appresso, mi conforto che sono nel giusto: sei nel posto giusto, di una giornata sbagliata. Non invoglia andare in acqua, neppure con quest'aria che sembra mite, non percepisco l'odore della città, ma neppure quello dell'acqua che scivola sulla spiaggia umida. Traduco il titolo, con l'ennesima sorpresa. Avete presente quei corti nomi cinesi, che raccontano tutta una storia, un romanzo condensato in poche parole? La traduzione ritorna questo piccolo bignami di saggezza orientale: "Non smettere fino a quando si raggiunge il proprio obiettivo nel Fiume Giallo". Io non so cosa vuol dire, ma tu sicuramente ti gongoli ad essere lì a dispetto di una giornata senza storia, senza pretese.

09 settembre 2010

Bosco di barche a vela

Null'altro vorrei
che perdermi in un bosco di barche a vela
e guardare due soli
da sotto la filiforme essenza
di un albero
e farmi meraviglia del canuto sventolio
del suo giovane fogliame
e accogliere la sera
che stringe attorno a se
ciò che prima era andato lontano...
 [Fabio feat Meeting click]

08 settembre 2010

Pensieri come spighe di grano

Mi seguono i pensieri
come ferme spighe di grano
si scuotono al leggero vento
con cenni che non so capire
se mi avvicino pungono
se mi allontano non so più chi sono

[Fabio feat Greta]


Lui e lei sulla battigia

Stare sulla battigia e fermarsi un attimo
lasciando che il tempo dissolva ogni passo;
tutto è affidato alla memoria della spiaggia
che mai ti chiederà
da dove sei venuto o dove stai andando...

[Fabio feat Greta]

07 settembre 2010

Clouds 2

Every cloud has silver lining

02 settembre 2010

Clouds 1

Clouds are there to show something
[T]

17 agosto 2010

Luci nella notte

Guido nella notte nel pugno della mia auto
sedile imbottito, musica, acqua
mi basta questo
per non sentire il vento né il silenzio
e mentre le luci davanti a me 
non spengono mai quelle degli incroci
vedo l'autosufficienza e la solitudine
viaggiare insieme.


[Fabio]

02 agosto 2010

OO CUP 2010

Arrivo a Mozirje - la mia solitudine

La giornata si è infilata nella mia vita come un ago indolore, dalla cui estrema appendice esce lieve e continuo un nutrimento che il mio corpo non è in grado di produrre.
Disteso a letto sento le complicazioni della giornata pesarmi come un caldo cappotto d'inverno: la valigia con l'indispensabile superfluo, le procedure di lavoro da ricontrollare, l'alzare lo sguardo sugli amici quasi partissi con l'orrore di tornare prima del tempo.
Ho cercato di allungare i miei sensi su di un paese buio e straniero, giù verso il tramestio delle acque, lassù tra i campanili in vista, in mezzo all'eco di giochi infantili, in alto a guardar la luna e le stelle, coreografica rappresentazione dell'orientamento notturno.
Abbandono le mie forze al letto e le lenzuola accatastate di lato celano l'animo di chi nudo ostenta con orgoglio la propria solitudine.

La vigilia - le lanterne di Tantalo

Sono arrivati Fulvio e Paolo, i miei compagni di squadra. Mi guardo attorno, cerco di rendere l'ambiente più ospitale, ma con la mia fantasia: abbasso la temperatura, do all'hotel una rimessa a nuovo, preparo un parcheggio all'ombra, faccio del solletico all'addetto alla reception; poi mi accorgo che fantasia e realtà si equivalgono, che niente potrei cambiare in meglio; da quest'istante in poi ci abiterà lo spirito dell'orientista e non mancheranno gli spunti, tra la locazione della camera, la posizione della luna, il profilo delle colline ceniamo in un'anonima gostilna che diventa palcoscenico per una sequenza di portate tra mappe e regolamenti sparsi sul tavolo. Sento stringermi lo stomaco per una gara che si nasconde nel buio di una notte pesante di pioggia, anche se di gocce alla fine ne scenderanno poche, tutto rimane sospeso, come un'orchestra che si sta accordando per la prima. Ci addormentiamo, immaginando di sognare lanterne irraggiungibili, un po' come le mele di Tantalo.

Prima gara - la morsa di fango

Tra poco mi sveglierò. Me ne sto fermo come in un sonno profondo, fingendo; mi balena l'idea che l'immobilità mi ristori quando la mia mente è in folle corsa verso l'ultima lanterna; ma il pensiero stanca, l'idea di vincere, di perdere, di un infortunio, della pioggia, di un caldo torrido, di una temperatura che si abbassi improvvisamente, hanno su di me l'effetto di un sogno che sembra reale; ascolto il tempo, non sento l'aria fresca entrare dalla finestra, eppure le lenzuola che a mia insaputa mi avvolgono raccontano di una realtà che si è fatta sogno.
Ho aperto gli occhi solamente a quindici secondi dalla mia partenza, piove a dirotto, le mani sono di ghiaccio, le scarpe inzuppate, la testa amplifica ogni singola goccia. Corro, scivolo, cammino, mi fermo, cosa che itero in un'infinita serie a cui inframmezzo speranza, soddisfazione e delusione. Il traguardo mi accoglie in una morsa di fango, ma è una mera illusione di forza: ho finito.

Seconda gara - l'ultimo pensiero

La mano è sulla tenda, il braccio proteso, il corpo leggermente sollevato dal letto: nuvole come una bianca coperta sul verde appena illuminato dal chiarore del mattino; mi esce un flebile "oh no", che come pioggia Paolo interpreta, in uno stato di immobile attenzione; c'è poco da correggerlo: la sostanza non cambia, anche oggi il sole sarà la nostra ultima lanterna. Di lì a poco però la realtà cambia strada, la nebbia lentamente si dirada, l'azzurro e il verde si toccano e il nostro spirito battagliero si accende vermiglione per completare il colorato quadro.
Oggi si gareggia vicino e ad un'ora più tarda di ieri, ci rilassiamo con più attenzione alle bancherelle, mi attirano degli orecchini-lanterna e per una volta non penso a me stesso.
Non posso scrivere della gara, mi servirebbero letti di pagine bianche per dare spazio ai fiumi di parole che ne sono seguiti. Desidero addormentarmi; e mentre mi lascio avvolgere dal torpore, cerco senza trovarlo un ultimo pensiero.


[Fabio]

21 luglio 2010

Rancio

Pranza il soldato
con le sue posate
non si sporca le mani
non alza lo sguardo
non tocca il fondo del piatto
il soldato.
Tutto è sul suo grembo
un buon spezzatino
il pane caldo
un vino novello.
Cadenzano i secondi gli spari
l'ombra ora più non lo lembe
è tempo di cambiare giaciglio
in braccia il fucile
in mano l'elmetto
non c'è più tempo
se ne torna in grembo
il soldato.

[Fabio]


07 luglio 2010

Ciò che posso fare

Penso sia proprio vero come le persone siano portate maggiormente a sopravvalutare quello che possono fare in un giorno, sottovalutando ciò che possono fare in un anno.

25 giugno 2010

Tutti a casa

Forza azzurri,
adesso tutti a casa.

[Walter]


23 giugno 2010

Come una goccia sulla chiglia

Guardami
come ad una trasparenza,
non c'è vento che faccia vibrare
questa mia vela
il respiro ha il rumore
dei pesci sott'acqua
lo sguardo sfuma
oltre l'orizzonte
e le mie mani stanno
come una goccia
sulla chiglia.

[Fabio]

Appuntamento al gelo

Gelo.
Anche interiore.
Tossisco: è l'emozione
di vederti.
Ridiamo.
Prendiamo in giro
i venditori della fiera.
Ridiamo.
Io rido perché ridi tu,
per piacere a te.
Rido di non so che cosa...
di che cosa non so.
Sotto le luminarie insolitamente splendenti,
come il profumo dei dolci al vento,
la mia speranza svanisce.

[Enrichetta]

Speranza

Come un fiore nel deserto
Lontano dall'oasi delle certezze
Disfatto dalle tempeste d'incredulità
Contemplazione del mio solo spirito

[Enrichetta]

Cristalli

Gocce al mattino
Gocce alla sera
Gocce per rispondere:
"Bene, grazie!"
Gocce per narcotizzare il dolore.
Gocce come il veleno e lo zucchero
Gocce di rugiada nel deserto
Gocce di Puro Amore.
Gocce di vergogna da nascondere
Gocce per non dispiacere
Gocce come uno stillicidio di lacrime
nel bicchiere.

[Enrichetta]

06 maggio 2010

La solitudine

Vivo la città
come fossi un eremita
tutt'intorno a me vedo muoversi
come il vento con i suoi odori
così per me la gente
ostacolo da schivare
e in questo mio avanzare
la solitudine m'accompagna
scruto le persone
mentre sono ancora lontane
decido se cambiare strada
o come spesso mi succede
procedo a testa bassa
seguendo quell'infinita linea
che non mi fa deviare dal mio cammino.

[Fabio]

28 aprile 2010

Alessio & Lara

Nella splendida cornice di un paese d'alta collina,
tra montagne d'affettati e fiumi di vino,
si sono uniti a Dio i nostri cari amici.
Ottimo film, anche ora che lo rivedo a distanza di giorni.
Il cast è stato scelto giovane.
Trama ovvia, sceneggiatura mai banale.
Il finale che m'ha visto assente, lo immagino così:
le sedie della sala vuote, la musica che continua da sola,
tovaglioli dei tavoli a terra, sulle sedie, arrotolati, appesi,
macchiati, aggrovigliati l’uno nell’altro persi …
simbolo di mani che non sono mai state ferme
tra danze applausi brindisi e chiacchiere …
e gli sposi, seduti stanchi a guardarsi negli occhi
e a trovare in questo la forza che li accompagna
perché Dio si è invisibilmente posto tra loro
per rendere speciale l’uno alla vista dell’altro.

[Fabio]

La vita dei figli

I figli sono una specie
in via di estinzione,
bisogna preservarne
la vita il più a lungo
possibile.

26 aprile 2010

A te, Trieste

Il vento cancella le tracce della nostra esistenza,
se non ci fosse il vento vivremmo per sempre.

[detto boscimane]

Si va sempre da qualche parte

Da soli si può andare in giro,
in due si va sempre da qualche parte.

[da "La donna che visse due volte"]

08 aprile 2010

Diario per un collega in vacanza

Ti scrivo come se tu fossi morto.
Un'occasione che si offre a me per raccontarti come sono queste giornate mentre te ne stai in vacanza ed uno sguardo sul futuro per te per vedere cosa potrebbe succedere quel giorno che non sarai più qui.

GIORNO 1
L'arrivo in ufficio è lo stesso, tu sei ancora a fare la colazione mentre io mi destreggio tra le macchie di bagnato che la donna delle pulizie lascia sempre davanti alla nostra porta, più che altro perché il corridoio che la raggiunge è lo stesso che porta al bagno.

Leggo la posta, beve il primo caffè e un istante dopo tu arrivi e chiudi la porta.
Ma oggi no. E ho deciso di lasciare la porta aperta.

L'arrivo di A per un attimo mi ricorda che sei ancora qui: si siede al tuo posto e butta distrattamente l'occhio alle chiamate perse. Ne hai una, ad un'ora e da un numero che mi fanno pensare che non hai avvisato tutti della tua partenza. Ma in fin dei conti che male c'è? Poi torni. Forse.

A non ha la tua regale compostezza, il tuo aplomb. Quando arriva al lavoro è come se lo avessero appena scaricato, un pacco con indirizzo sbagliato, da restituire al mittente. E poi, da un punto di vista del vestiario, lui è l'icona del trasformismo, dagli anni 70 al 2000 nel giro di un giorno. Tu sei l'icona del conformismo, l'eroe con l'armadio zeppo di vestiti tutti uguali, giusto per far capire che sei un uomo più di sostanza che di apparenza.

Sì, lo so, siamo d'accordo che ti manderò un sms per ricordarti di tornare. Sempre che non abbia il cell scarico. In tal caso mi prendo io la responsabilità del tuo non ritorno.

GIORNO 2
Suona la campana della chiesa vicina. Forse oggi suona per te, sei come morto.
Da quando sei andato via il sole è diventato una certezza, il caldo dura tutta la giornata e il vento è lontanissimo: hai voglia prima che faccia il giro del mondo e torni qui.

Mi stanno chiamando da un numero misterioso, lo 0432497261, già tre volte. Ho cercato su internet, l'ho trovato solo qui http://wtfcalls.co.uk/index.php. Non so cosa sia, ma da fastidio, come rispondo sento una sequenza di beep. Sarai tu che stai comunicando con me dall'aldilà? Forse lì il mondo dove sei tu ora è dominato dalle macchine, per cui non posso comprendere. D'altra parte Dio non è forse il Deus ex machina? E tu non sei forse in un posto dove si sta da Dio?

Dal momento che tengo la porta della stanza aperta e tu non ci sei, da fuori sembra che non ci sia nessuno. Ma se si guarda attentamente sul poster alle spalle della tua poltrona, ti si può vedere mentre sei al largo che fai snorkeling. Contemporaneamente a te che te ne vai zigzagando alla ricerca di qualche pesce indigeno, io me ne sto qui con i miei soliti bugs, tanto familiari che oramai non mi accorgo più della loro pungente presenza....

Ho aperto la finestra e la luce che sonnecchiava pigra entra prepotentemente, passando sopra la tua scrivania, fino ad arrivare nel mio angoletto buio; noto che una parte di lei staziona sulla superficie del tuo tavolo, incredula che tu non ci sia; d'altra parte non avevo mai aperto prima e le veneziane sono a tutt'ora chiuse. In segno di lutto.

Giorno 3
E' lunedì. Mi chiedo in quell'isola in cui hai deciso di fuggire, come sia il lunedì. Sarà un giorno diverso anche per te, oppure la vacanza appiattisce , elevando, tutti i giorni a domenica?
Da quando te ne sei andato, il lunedì è rimasto sempre il primo giorno della settimana lavorativa e noi, come un motore rimasto in garage per tutto il fine settimana, dobbiamo ripartire. In questo momento sto facendo un po' di fumo e di rumori strani, ma tanto sono solo in stanza.
Questo lunedì ti propongo non una canzone, ma un video: OK Go - This Too Shall Pass - Rube Goldberg Machine version, per cui non serve che mi pirati l'album come fai di solito, guardati queste sequenze e pensa che a volte la vita è proprio così.

Ho inoltrato ai miei responsabili il piano ferie. Mi sono applicato con perizia certosina per redigerlo, cercando di accontentare un po' tutti, anche i colleghi, che gioveranno molto della mia aumentata efficienza tra una vacanza e l'altra. D'altra parte grossi problemi io e te non li lasciamo mai, non sei d'accordo? Nessuna equazione differenziale o serie da risolvere, al massimo un sistema lineare con un paio di incognite e nulla di più. Per come si stanno mettendo le cose [...] è fondamentale che si abituino alla nostra presenza spirituale non potendo contare più su quella fisica a motivo del nuovo corso aziendale; diventeremo delle entità eteree, un'idea, un concetto, una teoria, una leggenda, qualcuno ci pregherà, qualcun altro ci vedrà passeggiare nei corridoi come fantasmi, altri, i più, diranno che non siamo mai esistiti, che siamo il frutto di menti malate in cerca di un conforto a problemi lavorativi che non avranno nè potranno mai avere risposta.

Forse potresti domandarti se in questi giorni qualcuno ha chiesto di te. Una domanda anche distratta, o una telefonata fatta per sbaglio, o il post scriptum di una mail che potrebbe leggersi così: sue notizie? E' arrivato il momento che tu sappia che qui, in questo angolo di mondo, la gente non sa più volare; perché le questioni rimangono sempre le stesse: il codice che non gira, le specifiche che non arrivano, le riunioni inutili, come fossimo preda di un ingranaggio che non ci fa uscire. Volare fa vedere il tutto da una prospettiva maggiore, rimpicciolisce i problemi, ne fa scorgere di inaspettati e più globali. La tua assenza viene volutamente rimossa per non rendere questo posto ancora più triste. La cosa consolante per il popolo è che tu ritornerai, ritornerai a far parte di questo meccanismo che se non fa entrare che pochi, tende di contro a non fare uscire nessuno.

Giorno 4
Come sta andando la vacanza? Mattinata spensierata, pomeriggio rilassante e notte brava? Non mi parli. Ma il tuo silenzio è pieno del rumore del mare che scivola sulla sabbia, del vento tra i capelli, delle gomme che rotolano senza fretta, del clic della macchina fotografica, della tv che dice cose lontane, dello schioccare dei baci, del sussurro di una parola detta sottovoce. Tutto senti, tranne i pensieri, rimasti qui a farmi compagnia, a raccontarmi scenari improbabili, a investigare su possibili complotti, a martellarmi con domande puntuali quanto senza senso.

Mi godo di questo tuo silenzio,
come fosse una muta risposta ad ogni mia domanda.

Giorno 5
Ho dato da bere alla piante, ho arieggiato, domani tu e i tuoi colleghi dovrete lasciare l'ufficio, il codice gira, il tempo metterà al meglio....
Me lo ha detto L ieri sera, con quel tono di voce grave che di solito si usa ai funerali. Lo sai, te lo aspetti, ne parli, ci ridi sopra, ma poi arriva "quel" giorno, in cui tutti i dubbi diventano certezze che come bolle d'aria sprofondano visibili nella nostra testa; le parole si fanno malinconicamente essenziali, il sole allunga la sua ombra sul viso ed ogni particolare intorno svanisce con i suoni che ci rieccheggiano dentro come un eco quando non trova niente di morbido che l'assorba.
Tu sei ancora dentro il poster ed io, per proteggere all'infinito questa tua vacanza, sto pensando di arrotolarlo....

Giorno 6
Ho promesso di terminare il mio lavoro entro oggi, così domani, quando ritornerai dalla vacanza, saremo in sintonia: rilassati & in attesa che arrivi il fine settimana.
Ieri abbiamo avuto un blackout informatico in azienda, non andava nulla che non fosse la macchinetta del caffè. Una sorta di prova generale per la nostra dipartita:



PS da oggi voglio studiare se esiste una correlazione tra la presenza dei piccioni sul cavo dell'alta tensione che passa vicino casa e il tempo atmosferico, sapranno loro che stanno più in alto di noi o no? Che poi, a ben pensare, è la stessa domanda senza risposta che mi faccio ogni volta che penso ai miei capi.

C'est la vie

[Fabio]

06 aprile 2010

Cima da Conegliano

Giovanissimo
compagno di nobili commercianti artigiani
di santi soldati eroi profeti amico
vissuto dentro un paesaggio
che rompe la monotonia degli orizzonti piatti
castelli duomi campanili eretti
dipinti con uno sguardo su ciò che è duraturo
una perfezione di uno stile senza tempo
una madonna per amica e un bambino da adottare
sotto un cielo che sa di azzurro
colle nuvole che non riescono a celare
cavalli che ancora respirano
serpenti e corvi pronti a mordere
o a volare via
leoni mansueti e sempre presenti.


Cima da Conegliano
morto troppo giovane per vivere diversamente.

[Fabio]

29 marzo 2010

PROJEKT APFELSAFT & WIENERSCHNITZEL
[28 marzo -18 aprile, Trieste circolo ARCI]

Il tempo che scorre scivola sulla fotografia come gomma su di un'asfalto bagnato, come schiaffo su di una guancia calda, come sole su di una pelle abbronzata. Tempo effimero, come sabbia dentro una clessidra che nessuno gira più.

Con il loro lavoro, Marcus e Diego giocano, dando l'illusione, in quelle camminate sospese, tra le scie di luce, nell'indeterminatezza del gesto, che il tempo esca da un prima e rientri in un dopo. Ma la fotografia vive l'istante, lo esalta, lo riscalda e nello stesso tempo lo congela.


Fateci caso: cosa accomuna tutte le foto? L'istante.
Su cosa è focalizzato l'istante? L'immutabilità del tempo ha una forma ben precisa, é in ogni foto, ti osserva e tu non la vedi, ti parla e tu non la ascolti, ti tocca e tu non la senti. Guarda le foto! Quella che passa per conquista dell'uomo ieri, per tradizione da tramandare oggi, per bene immobile come una stella domani... ecco, ti sta davanti: con una luce negli occhi e un uscio che ti invita ad entrare.

La casa, die House.

Davanti a questa casa si fermano tutti, la donna col cane, l'uomo col passeggino, la coppia con gli ombrelli, la ragazza al telefono, le auto, l'autobus... perfino la neve qui si accumula..

"Buongiorno Trieste", con la luce finalmente spenta, le strade assenti per un uomo che ha trovato un luogo dove vivere, dove l'obiettivo non può arrivare, dove il sole riprende il suo movimento, dove la fretta, la tecnologia, la comunicazione, la vita riacquistano il loro naturale scorrere; fuori rimane il gelo di un'esistenza senza tempo, senza alcun senso, senza un prima o un dopo.

19 marzo 2010

E' una certezza

Se ci sarà da divertirsi noi ci divertiremo!

18 marzo 2010

Storie di inseguimenti

L'orienteering non è uno sport di squadra, ma lo può diventare cammin facendo.
Mentre te ne stai con i pensieri sparsi sulla cartina ecco che improvvisamente hai la sensazione di non essere solo, qualcuno ti sta entrando in punta di piedi nella testa con la classica domanda: "Scusa, sai dirmi dove sono?" Frase che il cervello traduce immediatamente in un linguaggio più terra terra: "Ma dove cazzo siamo finiti?". La cosa che fa più male non è tanto perdere quei pochi secondi per aiutare l'altro, quanto la parola "Siamo", plurale, segno che quella parte di testa che ancora non si è assopita, ti ricorda che molto probabilmente anche tu come l'altro sei nella merda.
Le persone perse in genere si trovano, si riconoscono da lontano; direi amore a prima svista. E spesso da situazioni come queste nascono avvincenti storie di inseguimenti & depistaggi.

Kukanje.
Dalla lanterna tre alla quattro ci sono ben seicento metri. Troppo complicato farli in linea retta, decido di seguire la strada principale, peccato che la strada principale vada fuo-ri-car-ti-na. Ma che sarà mai, mica ci son le colonne d'Ercole? Non finirò nel nulla!
(Un inciso: chi cercasse esperienze forti, non vada ad impasticcarsi o a guidare l'auto a luci spente... si faccia un bel giro lungo il bianco di una cartina di orienteering, quell'enorme nuvola color albume che circonda amabilmente "il territorio su cui è annotato dove far pipì indisturbati".)
Dopo essermi sforzato di immaginare come potessero continuare le linee sulla parte ai bordi della mappa, mi imbatto in una fanciulla del mio stesso quoziente intellettivo. Esaltata la bucolicità del luogo decidiamo di fare qualche cosa per evitare che ci vengano a cercareeeeeeadun certo punto la saluto e cooorro speditamente verso le altre lanterne, spinto più che dall'aver ritrovato con sicumera la strada dalla frase "Su, non serve che fai il galantuomo", che tradotto in un linguaggio più terra terra mi era apparsa inequivocabilmente come un: "Non cè stà a provà, cammina!".

Lipica, primo giorno.
Alla seconda lanterna mi perdo, ma Dio che assiste sempre dall'alto il povero orientista (dall'alto nel senso che manco si sogna di allungargli una mano, di spianargli una dolina, di raddrizzare un sentiero, di smussare un sasso, di convogliare le acque su un mare di zecche alle nostre calcagna), mi fa trovare in dolce compagnia. Avete presente quando: corri, sei affaticato, sudato e davanti a te si materializza un bellissimo esemplare dell'altro sesso, tutto profumato e per giunta che parla la tua lingua? In ossequio alla barzelletta tratta da The Pursuit of happyness:

"Un uomo sta affogando in mare. Passa una barca e chiede all'uomo: "Ti serve aiuto?" e lui: "No, no, Dio mi salverà". Passa un'altra barca e chiede all'uomo: "Ti serve aiuto?" e lui: "No, no, Dio mi salverà". Poi l'uomo annega e va in Paradiso. L'uomo chiede quindi a Dio: "Ma perché non mi hai salvato?" e Dio: "Ma se ti ho mandato due barche a salvarti, stupido !"

ti incolli dietro la pupa e ti lasci guidare dal suo profumo.... che però dopo un po' si trasforma in un inequivocabile olezzo in quanto ti accorgi che tu e lei siete entrambi nella merda, ovvero persi in un punto dell'asse dei numeri R tra la prima e la seconda lanterna. E di solito questo punto è un multiplo di ∏ mezzi. A proposito di ∏ mezzi....

Lipica, secondo giorno.
Non posso che concludere con un lieto fine. A metà gara, mi ritrovo con un gruppetto di persone, sembra facciano tutte il mio stesso percorso. Ma c'è una donna che probabilmente tra poco mi lascerà (!), un vecchio che tra poco ci lascerà ed un ragazzo come lo posso essere io, ovvero con un'età indefinita in un corpo anomalo, dai venticinque anni portati male ai quarant'anni portati bene. Rimaniamo in due, io ed il ragazzo anomalo, e proseguiamo la corsa fino alla lanterna cento, una volta mi supera lui, poi lo supero io...ci consultiamo...facciamo finta di prendere strade diverse, quanto basta per poi ritrovarsi di nuovo insieme alla lanterna successiva con finto stupore e mal celato sorriso. Alla lanterna undici arriviamo contemporaneamente: vi giuro che nessuno dei due voleva punzonare per primo. Lui ha dovuto insistere, così ho inserito il mio sportident prima del suo. Poi però l'ho lasciato partire, una cavalleria d'altri tempi... E la cosa sembrava finita lì, senonché una volta preso contatto con la realtà del campus all'arrivo, l'anomalo mi ha pure presentato moglie e figlia. In questo è stato più bravo di me, ci è arrivato prima.

Inseguimenti e depistaggi, dipende da tante cose: dal sesso, dal profumo, dalla lingua, dall'età. Insomma, un buon modo per trovare l'anima gemella, perché in amore non si vince mai e ci di "perde" sempre....

15 marzo 2010

Lipica open 2010

10 minuti.
Tra dieci minuti sarà mezzanotte e sarà già domani. Non mi riuscirà più di dire: io-oggi-Lipica. Sarà già domani, passato e futuro insieme, il presente non sarà più.

9 minuti.
Cerco di mettere insieme velocemente i ricordi. L’arrivo, la partenza, iniziare e finire… non so da dove cominciare

8 minuti.
Tutto è mescolato, al buon sole, alla fatica, all’amicizia, ai sogni, al profumo degli alberi, al fango sotto le scarpe, alla cartina che non scivola mai dalle dita.

7 minuti.
Faccio scorrere il nastro all’indietro e mi colpisce quel gazebo rannicchiato sul prato riprendere vita, il plaid ripulirsi d’erba, le cose buone ricomporsi, il sole lanciato nella sua corsa da ovest ad est.

6 minuti.
Come un film a flashback, rivedo la gente rifare il percorso al contrario, con il sudore che s’asciuga, quel sorriso che ritorna preciso, la fatica che si allontana come l'olio si ritrae da una macchia d'acqua, l'individualismo che ritorna alla linea di partenza.

5 minuti.
Sulla cartina che teniamo in mano risanano le pieghe come delle ferite che si chiudono, torna più liscia, come nuova, mentre il nostro sguardo cerca prima il punto di partenza, poi la busta, poi l'erba, poi il cronometro..

4 minuti.
Il luogo e il tempo della partenza si allontanano, vestiti come per andare a fare shopping, siamo lì a fare i nostri acquisti, tra le bussole, le ghette, i cerotti...il portafoglio che si riempie come per magia..

3 minuti.
Ci salutiamo con il gesto di chi non si vede da tempo e ritorniamo alla nostra auto, guidando come avessimo preso appena la patente, la benzina che ritorna, l'auto che si fa più pulita, come animali ci rintaniamo nelle nostre case, riguadagnamo di soppiatto il letto, zittiamo la sveglia e riprendiamo a sognare

2 minuti.
Tutto parte da un desiderio, che si perde nella notte dei tempi.

1 minuto.
In questa notte non mi oriento, non ho alcuna mappa, mi alzo in volo.

Mezzanotte.
Ma io c’ero e non è stato un sogno.

10 marzo 2010

Basovizza - Sesana AR 18:30 -1.5°C 100 km/h

Correre per sentirsi.
Per sentire che il vento non fa paura.
Che i suoni sono di passaggio.
Che la luna anche se di luce riflessa illumina.
Che la corsa è allontanarsi.
Che la corsa è calore.
Correndo nel bosco alla sera
sento scivolare via le paure
verso chi ha potere solo sulla fantasia.
Immagino la strada piena di gente
saluto, schivo, supero, lascio il passo.
Vado e torno
perché la corsa alla fine è tornare
in uno stato di nuovo equlibrio.

08 marzo 2010

Destino

Siamo destinati ad esistere
piuttosto che a vivere.

Valeriano

Una giornata senza punti oscuri, come del resto lo è questo sport, in cui tutto vive alla luce del sole, la mappa dettagliata con cura, le lanterne ben segnalate, l'abbigliamento specificatamente tecnico. Una sola ombra e ti ritrovi con la merda al collo, non metaforicamente parlando.

Mi riscaldo, l'escursione termica oggi è precisa, in una via secondaria, nel mio su e giù un cane mi insegue senza abbaiare, senza poter raggiungere le mie coccole, lungo il recinto due tre quattro volte poi torno indietro.
Alla partenza manca molto e non so come passare il tempo, sono solo, comincio a fare calcoli: un doppio passo quasi un metro, il nord è dietro quella collina, perché il taping lo faccio sempre meglio da un lato non lo so, devo bere prima della gara, il campanile mostra l’ora corretta, ritorno alla partenza. La gente ora si accumula, è indaffarata a dare un senso all’attesa, noi del Gaja facciamo stretching, ma anche parliamo, scherziamo, andiamo in bagno, mangiamo, insomma nel nostro siamo completi.

Avvolgendo un po’ il nastro, saltando qualche preliminare di rito, sono già alla ricerca della prima lanterna. La vegetazione lascia andare la corsa come il vento si fa strada tra gli alberi. Una due tre quattro cinque sei, non riesco a perdermi, ma ahimè ho parlato troppo presto. Alla settima lanterna sbaglio strada e mi convinco di ritirarmi. Non mi resta che fare un'ultima cosa: decidere la scusa ufficiale, oscillo tra la bussola che funziona male e la bussola rotta. Insomma è colpa sempre degli altri. Passano i minuti, tanti troppi, ma... "non tutti". Ho ancora tempo, riesco a ritrovare la strada, purtroppo lontanissima da dove pensavo di essere. Rivado col pensiero all’ultima gara del CIOC, a quella lanterna quasi fuori cartina che ha fatto tornare indietro chi se l’era persa. Allora capisco che devo onorare questo sport, che il tempo non è quello che passa, ma un concentrato fatto di sole, di vento, di profumi di alberi, di acqua che scorre. E riprendo dal punto in cui la mia bussola stava per rompersi. Settima, ottava, nona, decima, undicesima, dodicesima, tredicesima, quattordicesima, quindicesima, sedicesima, diciassettesima, diciottesima, diciannovesima.

Bevo un tè caldissimo, mi brucia la faccia, ho la tuta piena di polvere e tra le mani mi scorre un desiderio: vorrei accarezzare qualcuno per fargli sentire che la mia vita è soprattutto questa, di rughe di terra, di fango e sudore, che l’acqua non lava il ricordo.

11 febbraio 2010

Puliamo

Dov'è già pulito.

01 febbraio 2010

Non sarai più sola

E’ una fredda sera d’inverno,
sento la gente starmi accanto come la neve,
un attimo e niente più.

Non sono nessuno.
Le mie orme non durano.

Sta per concludersi un’altra giornata,
te ne sei andata
e la neve racconta
da dove sei venuta
e forse dove stai andando.

Seguo le orme senza pensare a niente,
istintivamente metto i miei passi dentro ai tuoi.

Supero la collina,
percorro una lunga discesa.
Poi, all’improvviso,
sul pianoro tutto sparisce.
Non c’è impronta,
nè segno alcuno,
non ci sei più.

Spengo la sigaretta,
e, con un perfetto gesto
ripescato dalla mia memoria
di quand'ero bambino,
inarco un pò la schiena
e ti prendo con me.

Non guardo avanti,
vedo solo le mie impronte affondare di più.

La mia fantasia ti porta con me,
dovunque tu sia,
non sarai più sola.

[tratto da "A Siana"]

20 gennaio 2010

La cosa più pericolosa

La cosa più pericolosa
è la vita
perché dalla vita
non ne esci mai vivo.

12 gennaio 2010

UN AGGRUMETO SEGNANTE

Giustino pallinava sùrcipo,
Tra zanche di molla e pisane di fallo.
Quando come un trollo in pieno ferione
Suclimò incredulo:
“Son gralli quelli che vedo?”
Pallinato e sconnùto
S’avvicininò mùrolo
Scoricchiò poco a poco
E come di quinto esclamò:
“Sia filato Gùummolo
Che m’ha brufito!
Piangere non cavio.
Ma se proprio devo
Sopra quelle zanche di molla e pisane di fallo!
Che un aggruvio ai posteri
Un aggrumeto segnante
Sia per loro sgravio
Da una vita ispante.”

TRASINTOTO

Cercavo trasìntoti
Senza piuderli
E più cercavo
Più mi si aspriva il canso.
Ho asperto Gùummolo
L’ho sbalacàto
L’ho parchidàto
L’ho giuvenùto
Alla fine
Ho guardato inzacco
Più inzacco che potevo
E vidi che il trasintoto
Mi ci scallimava dentro