29 dicembre 2006

Una seconda chance

Nella vita non si finisce mai di sbagliare. Ecco perché:

Errare è umano ma perseverare è diabolico. E dal momento che il diavolo non è mai contento ecco che a tutti non viene mai negata la possibilità di avere una seconda chance, ovvero... di sbagliare una seconda volta.

:-)

27 dicembre 2006

Sono cresciuto dentro un mezzo di trasporto

Agli inizi c’era l’automobile, un perlaceo maggiolino, niente plastica, tutto acciaio e robustezza. Mi ci nascondevo così bene dentro, in qualche anfratto nei sedili posteriori, che a tutt’oggi è uno dei più vivi ricordi del mio essere stato piccolo. L’abbiamo rottamato perché non gli entrava più la terza. Rimangono pochissime foto, all’epoca in cui le auto erano più sostanza che apparenza questo è perfettamente giustificato.

Poi è venuta la corriera. Come una strada stretta il giorno di mercato, mi ha sempre messo a disagio. Per fortuna ho potuto scegliere, tra le tante che affollavano la piazza del mio paese alla mattina, una di colore arancione, assomigliava più ad un autobus; c’era un certo spazio a fianco dell’autista che avevo fatto mio. Lì stavano le mie cose: la borsa, più lunga che altro e il mio giubbotto. Un giorno mi sono anche cambiato di vestiti lì, tra le pedana per entrare e l’obliteratrice, per la gioia di una ragazza a cui piaceva stare davanti come me.

Crescendo, la vita mi ha portato ancora più lontano dalla mia città e lo ha fatto col treno. Tutt’ora, mentre sto scrivendo, posso vedere le case sul retro, gli alberi correre, il passato e il futuro. Qui ho fatto moltissime cose, ho dormito, ho mangiato, ne ho lasciato i rimasugli un po’ dappertutto. Ho scritto, ho letto, ho studiato, ho guardato, mi sono fatto guardare. Ho sognato, ho pregato, ho pianto, ho sperato, mi sono incazzato, ho avuto paura. Sono diventato esigente con gli anni, mi piacciono le carrozze silenziose, calde, grandi, i sedili non infossati, con quelle alette su cui appoggiare la testa quando mi prende la stanchezza.

Per andare lontano mi sono mosso qualche volta in aereo. A diecimila metri perde il fascino della sua velocità, fosse per me lo farei volare più basso, a volo radente, appena sopra qualche arteria autostradale, in mezzo alle colline, vicino ad altri aerei.

Ma il pezzo migliore, quello che a seconda degli accessori, vela, remi, motore, pedali, ti fa fare sempre nuove esperienze, è la barca. Sognare. Sarà perché andare in barca non è avere i piedi per terra o sarà perché è stato il primo mezzo che l’uomo ha avuto per spostarsi velocemente, quell’insieme spesso artigianale di assi di legno è davvero la culla per l’umanità che si sposta, è l’immagine di chi ritorna nel ventre materno.

Mi manca il sommergibile! Ne avevo uno quand’ero piccolo. Ho sempre pensato che me lo avessero regalato rotto, perché quando lo mettevo in acqua non andava a fondo. Credo di averlo conservato ancora in soffitta, da qualche parte, vicino al triciclo, ai pattini, allo skateboard, a tutte quelle cose della mia vita che mi hanno portato da qualche parte.


Un capodanno diverso

Un capodanno diverso.

Si avvicina il capodanno che da alla testa, quello pieno di bollicine fatte di se ma forse si potrebbe fare… le decisioni più difficili si arrestano davanti al più importante 31 dell’anno e fanno l’inchino a quella su come trascorrere nel modo migliore questo evento per grandi e piccini, ma non per tutti. Si lavora, si fa la spesa, ci si diletta facendo la spola dagli amici di sempre, ma il pensiero “Cosa faremo quest’ultimo dell’anno” come fossimo dei condannati alla felicità prende sempre più spazio dentro la nostra testa. Passiamo in rassegna tutti i posti che abbiamo conosciuto, ci mettiamo al fianco di ogni nostro amico, ci sforziamo si sentire il profumo del menu, ma è come rivedere lo stesso film una volta in più. Che fare? Mettiamoci il cappotto, i guanti, il berretto, prendiamo il nostro portafogli e incamminiamoci dentro la nostra voglia d’essere, che in qualche posto ci porterà. Quello che abbiamo dentro non ha spesso un’immagine precisa nella realtà che sta fuori di noi. Potremmo pensare al posto più caldo del mondo e trovarci a camminare lungo qualche lungomare battuto dal vento, potremmo vedere la luce perfino lì dove ce n’è troppa. Ma è dove vogliamo essere il punto da cui partire, non dove siamo. Allora… dove vogliamo essere?

Un capodanno diverso.

Sarà l’età, ma il tempo sembra avere due marce differenti. Fuori ha un suo scorrere inesorabile, inarrestabile, mentre dentro di noi fa quello che vuole: accelera, per poi fermarsi e tornare indietro. Un giorno ci sentiamo vecchi per poi saltellare con gli arti che la senilità ha tenuto troppo tempo ferme. Sono seduto con le gambe che fanno quello che vogliono, sotto la sedia, sotto il tavolo, con una scarpa in due, distese su una panca, sotto una coscia, in continuo movimento e le mani su questa tastiera portatile a digitare frammenti di vita vissuta, a ricostruire quello che sembrava perduto per sempre. Quando scrivo effettivamente rimango senza parole, per cosa la vita ha saputo darmi e per come l’ho sprecata. Troppe scelte tutte uguali, troppe strade fatte e rifatte come fossero state le uniche. Non dicevano forse che tutte le strade portano a…? Una vita che come l’acqua di un mulino da presepe passa e ripassa sempre uguale, nessuna cosa fuori posto che non lo sia stata già, un puzzle fatto e disfatto e rifatto sempre a partire dai bordi, una tecnica che si affina per diventare stile di vita per uno spettacolo che non vuole sorprese, il pubblico – noi stessi – che vogliamo affascinare senza deludere, squadra vincente non si cambia.

Un capodanno diverso.

È la vigilia di Natale e l’uomo che ridiventa bambino non è la solita trama per fare cassetta. Arrivo a pensare che questo incarnarsi per l’ennesima volta, possa non piacermi più come una volta. E ne sono felice. Vuol dire che qualche cosa è cambiato, che il messaggio sa provocare e chi è provocato sa farsi provocare, si mette in gioco a costo di non giocare. Se non fossi qui a parlarne sarei probabilmente sul solito treno in arrivo al binario 31. Eppure questa volta non sono salito. La calca della gente mi spinge a non starmene fermo, ma a muovermi, ad andare da qualche parte, a prendere una decisione. Non so cosa farò l’ultimo dell’anno. Ma non sarà un dejavù. Su qualunque cosa mi troverò – treno, aereo, mare, montagna, deserto, piazza – sarò senza biglietto, nessuna premeditazione, nessuna aspettativa, nessuna prenotazione, nessun posto numerato, solo attaccato alla mia ombra. Questo sarà il mio posto.

25 dicembre 2006

12 minuti a mezzanotte

12 minuti a mezzanotte.
Scrivo col tempo che mi spinge come una barca sotto una bava di vento.

11 minuti a mezzanotte.
L’agonia di un caco spezzato.

10 minuti a mezzanotte.
Tra 10 minuti il Natale finirà… tutto sarà passato e tutto sarà futuro.

09 minuti a mezzanotte.
La luna, un apostrofo in cerca di parole

08 minuti a mezzanotte.
Si stanno per chiudere le porte. Ci saranno altre feste... altre storie di fuochi, di befane…

07 minuti a mezzanotte.
Canta la clessidra il suo silenzio notturno.

06 minuti a mezzanotte.
Appendo l’oggi ad un chiodo come si fa con un bel calendario che non serve più.

05 minuti a mezzanotte.
Le luci col loro alfabeto morse per un abete che sta morendo.

04 minuti a mezzanotte.
Nei ricordi ho posto per le mani strette, per le risate lasciate senza guinzaglio, per i sogni fatti e da fare. Sì, da fare.

03 minuti a mezzanotte.
Il fuoco al caminetto, personale sistema solare del nostro microcosmo.

02 minuti a mezzanotte.
Un saluto a tutti, vi ho amati, come ho fatto voi lo sapete, io ci ho messo tutto il mio, abbiate un pensiero per me, non sforzatevi oltre.

01 minuto a mezzanotte.
Il gufo sta per spiccare il volo, lo goccia sta per cadere, la luce sta per tornare verde, le strada sono vuote, respiro…

Auguri a tutti quelli che

sono andati lontano da casa per restarci.
rimandano la dieta a lunedì e si accorgono che questo Natale cade proprio di lunedì.
si aspettavano l’ennesimo maglione invernale. E l’hanno avuto.
non hanno bisogno di ricevere regali, ma di farli.
trovano rassicurante il mondo sotto l’albero.
bestemmiamo perché non sta in piedi il re Magio di colore.
ti danno la mano solo la notte di Natale.
credono che da Natale si possa essere più buoni.
fanno tanto per gli altri e molto poco per se stessi.
guidano l’autobus vuoto il giorno di Natale.
vorrebbero cambiare il proverbio in “Natale con chi vuoi”.
non sollevano lo sguardo dal proprio piatto pieno di leccornie.
sorridono senza sapere il perché.
non trovano sotto l’albero l’amore, ma tutto il resto.
sanno di non sapere e lo danno a vedere.
già pensano al prossimo Natale.
hanno così pochi soldi che anche la festa del Natale se li porta via.
la parola Natale non l’hanno mai sentita.
hanno capito che la vita continua anche dopo il Natale.
non escono in strada perché non saprebbero dove andare.
piangono e ridono senza un perché.
hanno qualcuno a cui fare un regalo.
fanno sempre il regalo sbagliato.
crescono vicino ad un albero fatto di plastica e con le palle colorate.
hanno ricevuto in regalo il manuale su come fare i pacchetti regalo.
distinguono il Natale dalla Pasqua come il pandoro dalla colomba.
si fanno i regali 364 giorni l’anno [tranne che a Natale].
credono che Babbo Natale sia un commerciante troppo buono per essere vero.
vedono gli abeti solo il giorno di Natale.
prendono il muschio solo per fare sesso sull’erba anche d’inverno.
non hanno più posto nella vetrina del soggiorno per mettere i regali.
non hanno una vetrina dietro cui mettere i regali.
come me fanno sempre gli auguri alle persone sbagliate.

22 dicembre 2006

[Dagli IUESSEI] Racconti americani-Greetings from Nuova Yorka

Intanto......
vi faccio tanti auguri di buone feste, buon Natale, Anno e buono tutto!
Da queste parti, "sull'altra sponda" cioe', sti'mmericans' si fermano solo il 25. Per fortuna per il primo dell'anno sono consapevoli che saranno fisicamente K.O. perche' altrimenti sti qua lavorerebbero di continuo: S.P.Q.A. Lavorano cosi' tanto....che...nonstante le stra-ripetute tre parole canoniche che riescono a dire (freaking, fucking and shit, scusate perl'Oxford) siamo (cioe' sono) gia' in ritardo di 7 mesi prima di iniziare e all'orizzonte si vedono nubi oscure perche' sono proprio imbranati! (come hanno fatto ad andare sulla luna lo sanno solo i registi di Los Angeles!!). Per ora non nevica ma dicono che Gennaio si scatenera' quindi dovro' bardarmi come si deve: intanto faro' le prove generali perchè tra non molto, cioè al 31, andrò a Time Square a vedere il countdown con la famosa sfera che scende: cercherò, in quell'occasione di farmi riconoscere con il classico "ciao mamma". Difficile, eh...ce provo!

Va bene. Allora vi saluto tutti quanti, statemi bene e.....Merry X-mas and Happy New Year.

Mandi
Fran

A Siana

Non sarò più solo

E’ una fredda mattina d’inverno, sento la gente starmi accanto come la neve, un attimo e niente più. Non sono nessuno. Le mie orme non durano. Penso a te, nel mio incedere quotidiano, so che nulla di me ti appartiene, mentre tutto quello che sei io l’ho conservo dentro. Ho contato il numero dei tuoi capelli in una giornata di vento, ho sentito il profumo della tua pelle quel giorno che ti sei coperta ogni cosa, di te ho capito tutto nei tuoi momenti di silenzio.
E’ inverno ormai, sta per concludersi un’altra giornata, te ne sei andata e la neve… la neve racconta da dove sei venuta e dove stai andando. Seguo le orme senza pensare a niente, istintivamente metto i miei passi dentro ai tuoi, ballo con te. Percorro quel lungo sentiero che porta alla luna e ancora meglio ti vedo. Supero la collina, percorro una lunga discesa. Poi, all’improvviso, sul pianoro tutto sparisce. Non c’è impronta, nè segno alcuno, non ci sei più. Spengo la sigaretta, inarco un pochino la schiena e, con un perfetto gesto, ripesco dalla mia memoria il prendere sulla schiena che si faceva da ragazzi. Non guardo avanti a me, vedo solo le mie impronte affondare di più, sono contento. La mia fantasia ti porta con me, dovunque tu sia, non sarò più solo.


Pulito

Pulito come il cielo in un giorno di bora, così il mio pensiero mentre cammino sopra di te. Non lascio traccia mai, nelle mie carezze. Giorno dopo giorno ti osservo e non ti giudico se non per quello che gli altri hanno fatto di te. Non c’è una nuvola che porti il tuo nome, sei calda come un tramonto d’estate, sei leggera come una mattina d’inverno. Sei la mia città. Pulisci i miei pensieri, asciughi le mie lacrime come sai fare tu, senza farlo notare ad alcuno, invisibilmente mi avvolgi e mi baci.
Chiuso nella mia piccola casetta, sto per dormire quando ti sento. Sto ad ascoltare. Non so mai se posso capirti fino in fondo per cui sto sempre in silenzio. Dicono di te il cigolare delle finestre, il frusciare degli alberi, lo sbattere del cancello, il flettersi dei vetri. M’addormento con la mente leggera e, come questa giornata, volo anch’io in alto dove tutto è pulito.

16 dicembre 2006

TE RUTSCH!!!

Ciao a tutti...
siamo credo all'ultima del 2006...
stamattina c'era un sole fantastico, stavo già assaporando l'idea di andare a studiare al Rosengarten, uno stupendo giardino con altrettanto fantastico panorama, ma ora è diventato tutto grigio, che tristezza... così sono venuta in ufficio, giusto per cambiare ambiente di studio!!!
Come state? Io, qui comincia veramente a piacermi, anche il lavoro... pensate che ieri ero quasi triste quando ho realizzato che oggi sarebbe stato sabato e quindi niente sveglia, niente solito percorso fino in centro, niente traduzioni da fare... non avrei mai creduto!
Ieri ho parlato con chef, pare che mi rinnovino il contratto, così gli ho chiesto se invece di 6 mesi ne posso fare solo 3, sarebbe un buon compromesso, poi mi trasferirò in un paese di lingua inglese a colmare questo profondo handicap linguistico che mi accompagna giorno dopo giorno...
La mia agenda mondana è sempre più folta di appuntamenti e stasera dovrei andare a un concerto che comincia alle 23 e finisce alle 4... ma io non reggo più, non ho più l'età... no dai, è solo che come al solito sono presa male con lo studio, l'orale del concorso sarà mercoledì o giovedì (se mi concedono la proroga!) e io sono ancora in alto mare e se poi faccio anche le ore piccole!!!
vabbè, concludo, oggi non sono molto fantasiosa e neanche prolissa, per la gioia di qualcuno ;)
un bacio a tutti...
ci vediamo nello splendido caldo soleggiato casa mare amore sogno serenità STIVALE....
francy

12 dicembre 2006

Venezia

Mi te vedo
in sta maniera
Come se te fosi
una incision
In un giorno
de bora scura
Te son vegnuda fora
Con tuto el tuo splendor


Te se vede el profilo
Come una bela mula
in controluce
cole volte
che par seni al vento




Bela xe un termine
che te sta streto
Forse te diria:
Signora,
De quele
che se fa amirar
Anche se i ani pasa...





Tanto xe sempre
un continuo via vai de gente
che te da un motivo
per no dismeter mai
l’abito elegante,
come mi te vedo
in sta domenica
che par na sera de festa.

06 dicembre 2006

Bizzarri ma efficaci usi del posto

Carissimi tutti, vi scrivo durante l'orario di lavoro e se mi beccano mi fanno il c... e direi che non è il caso, è già abbastanza voluminoso così com'è!!! Da dove cominciare? Anche qui ho dato inizio alla vita mondana (motivo per cui le puntate vanno a rilento), ormai sono quasi sempre fuori tra un aperitivo e l'altro, spesso e volentieri con un gruppo di ragazzi ticinesi. Sono stata introdotta da un ragazzo che avevo conosciuto al corso di traduzione a Bellinzona (Daniele) e sono stata accolta a braccia aperte, mi fanno proprio sentire a casa... e poi un po' di buon humor italiano fa sempre bene! Pensate, un mio amico tedesco, sì TETESCO DI JERMANIA, dice che secondo loro i Paesi latini non hanno senso dell'humour... e pensare che noi pensiamo la stessa identica cosa dei CRUCCHI!!! Certo è che io non capisco mai le sue battute e viceversa! soprattutto se sono via mail o sms, da evitare come la peste, si causano incidenti diplomatici inimmaginabili! Dai, vi racconto qualche aneddoto svizzero e oggi ci aggiungo anche una chicca...Già dal mio primo giorno di lavoro ho dovuto fare i conti con alcuni "bizzarri" ma efficaci usi del posto... vado in bagno e trovo poggiato, sulla cassetta del water, una confezione di fiammiferi... esco ridendo (non ricordo cosa mi sia passato per la mente, ma certo non potevo pensare all'utilità della cosa)... e chiedo delucidazioni alla mia collega.... bene, dovete sapere che loro hanno l'abitudine di accendere un fiammifero, in bagno, dopo che hanno fatto i loro bisogni (quelli grandi ;)), questo perchè pare, anzi io vi confermo e ve lo consiglio in caso di estremo bisogno (soprattutto in ufficio quando magari c'è la possibilità che il capo entri subito dopo di voi :D ) che nasconda i cattivi odori. Vi invito quindi a questo proposito a dare un'occhiata a un articolo apparso oggi su repubblica!

http://www.repubblica.it/2006/12/sezioni/esteri/aereo-flatulenza/aereo-flatulenza/aereo-flatulenza.html

Incredibile eh!!!!Adesso vi dico un ticinesismo che quando l'ho sentito mi ha veramente fatto sganasciare, rido ancora ora se ci penso... anzi io vi dico l'espressione e poi vi lascio immaginare cosa significhi (le ricerche su google non valgono!) "scender dal mirtillo", tipo "ma scendi dal mirtillo va...."Vi lascio, la palestra mi chiama... in ogni caso domani parto direzione madre patria, la mia mammina compie il suo 50° e vado a farle una sorpresa, spero che mi venga!Un bacione a tuttif

04 dicembre 2006

Edera

Avvinghiato al mondo
Come un’edera attorno ad un albero
Per sentirmi in alto.
Lo stesso sole, la stessa acqua.
Ma per tutti un’intrusa
Che canta alla luna
Un mondo senza pregiudizi
Dove tutto parrebbe possibile
Anche essere di una spanna
Più in alto del mio albero.