22 agosto 2006

[Racconti di mare] Muja

Elisa sono andato a prederla alle 1745 in via Coroneo, la solita avventura per le vie cittadine allora di punta, parcheggi che latitano e vigili nell'ombra! La chiamo, lei scende in un minuto, buttandosi dal 5 piano del suo appartamento, io faccio appena in tempo a spostare l’auto e l’afferro tra le mie braccia. Carichiamo tutto sulla mia Elegant, comprese le sue pinnone da 1 metro, naturalmente con il segnale carichi sporgenti appeso per l’occasione. Schizziamo lentamente, ho già preso una multa venerdì, per Muja e arriviamo in circa mezz’ora a Punta Sottile. Durante il viaggio mi racconta della sua vacanza in Corsica, dei suoi tuffi nelle acque piene di Gorgonie, delle scorribande sulle tortuose strade dell’isola, dei pranzetti luculliani, ma preparati da Re Mida. Arrivati ci piazziamo sulla solita curva a 90, con il sole che fa capolino, le vele per l’ultima spinta verso casa, i gabbiani che volano per tornare al proprio nido, la gente che si bacia, proprio lì in quel punto della costa così in vista che i baci li puoi mandare verso l’Italia come verso la Slovenia, sempre se la morosa "di turno" non li tiene tutti per se. Apriamo le nostra sacche, come il mago apre la sua borsa alla maga, un confronto, uno scambio di idee da pari a pari, un riconoscersi uguali solo per le cose che ci portiamo addosso, senza necessariamente essere amici. Lei indossa la semistagna, che chiudo volentieri, con i due zip sulla schiena come fosse il vestito di festa per la sera, è che sera! Io indosso la mia short rossa con squaletto disegnato "a pinna" da un caro amico. Prendiamo tutto, compresa la boa segnasub, una a testa. Ho anche il profondimetro, che a fine uscita segnerà 8.5 metri. L’acqua è un po’ mossa, le onde hanno il loro bel concerto da fare sulle rocce, ma è un invito, ci tuffiamo ed esploriamo a semicerchio un tratto di 100 metri di raggio. Non si vede granchè: acqua piena di pulviscolo e pesci in vacanza, ma fa niente, ci accontentiamo di vedere qualche grancevola. Prendiamo la via del ritorno, dopo più di un’ora e mezza a mollo. Sul fare del tramonto guardo il sole che se ne va e allora prendo la macchina fotografica per un ultimo e unico scatto, poi chiudo a chiave la digitale, metaforicamente parlando, e tengo per me il ricordo del suo profilo su quel bellissimo tramonto.

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